Tricomoniasi degli uccelli: cause, sintomi e cura

8 Agosto 2022
Tricomoniasi degli uccelli: cause, sintomi e cura

La tricomoniasi negli uccelli può essere una malattia potenzialmente fatale, e quindi come tale non va sottovalutata ed è bene conoscerla per poterla valutare per tempo.

In questo breve articolo scopriremo cos'è realmente questa malattia, e andremo ad imparare i modi per riconoscerla elencando i sintomi più comuni, ed infine vedremo anche come combatterla, per riportare i nostri volatili ad uno stato di salute accettabile.

Tricomoniasi degli uccelli: di cosa si tratta?

La tricomoniasi è un'infezione che attacca le vie respiratorie e le cavità orali e nasali del volatile, causata da una specie di protozoi parassiti chiamati appunto Trichomonas.

È una patologia estremamente insidiosa per la salute di colombi, pappagalli, galline e uccelli in genere, perché risulta anche molto contagiosa e rischia di infettare velocemente tutto il gruppo di animali con cui il soggetto malato viene a contatto.

C'è, inoltre, da segnalare il rischio di uccelli che possono essere affetti dalla tricomoniasi, ma che non manifestano sintomi evidenti, quindi diventano un vero pericolo per tutti gli altri componenti del gruppo.

Come si trasmette la tricomoniasi 

Abbiamo parlato di una trasmissione molto rapida ed invasiva di questa patologia, e il motivo è da ricercare anche nel modo in cui si diffonde.

Infatti, la tricomoniasi si diffonde secondo comportamenti normali all'interno del gruppo di volatili, come ad esempio:

  • il bere acqua contaminata dalle ciotole comuni;
  • il contatto con secrezioni e deiezioni provenienti dal soggetto malato;
  • il contatto diretto con uccelli selvatici, come i piccioni spesso portatori di questa infezione;
  • la nascita da genitori asintomatici, ma infetti che trasmettono la patologia ai loro piccoli.

Risulta quindi evidente come sia semplice arrivare ad un contagio rapido e diffuso, cosa che consiglia gli allevatori di informarsi adeguatamente per riconoscere i sintomi con velocità, in modo da porre in quarantena i soggetti malati fino alla loro completa guarigione.

Tricomoniasi sintomi: riconoscerli per evitare il contagio

La tricomoniasi ha dei sintomi vari e multiformi, che possono talvolta ingannare, quindi come prima avvertenza è sempre buona regola affidarsi al parere di un veterinario, prima di porre in essere qualsiasi misura di cura. Al massimo si può optare per una quarantena preventiva di quei soggetti che si sospetta possano essere afflitti dalla patologia.

Il campanello d'allarme sulla tricomoniasi uccelli deve scattare quando si vedono comparire alcuni di questi sintomi, che ora elencheremo:

  • Apatia del soggetto;
  • Inappetenza causata dai fastidi alla cavità orale;
  • Ali sempre basse e piumaggio arruffato;
  • Placche infette e purulente interne alla cavità orale e attorno al becco;
  • Formazione di muco e starnuti frequenti.
  • Lacrimazione e congiuntivite;
  • Gonfiore alla zona degli occhi.

Se sottovalutati questi sintomi possono evolvere rapidamente in situazioni più gravi, che arrivano a causare infiammazioni alle ossa del cranio e infine alla morte del volatile coinvolto.

Come curare la tricomoniasi

Per la cura della tricomoniasi è necessario prima di tutto rivolgersi al proprio veterinario di fiducia, che potrà consigliare i farmaci più adatti e dare le prime indicazioni per l'isolamento. 

In linea di massima il trattamento della malattia avviene con farmaci antiprotozoari, come dimetridazolo e metronidazolo. Un esempio classico in questo senso è il Metridol 10%, che va somministrato con 1-2 grammi per litro per gli uccelli più piccoli e 2-4 grammi per litro per quelli più grandi, in cicli di 5 giorni alternati ad altrettanti di pausa dalla cura.

Tricomoniasi cause: come prevenire la malattia

Infine, dei rapidi consigli per prevenire il più possibile l'incorrere di questa patologia:

  • Lavare frequentemente gabbie, mangiatoie ed abbeveratoi;
  • Evitare il sovraffollamento delle gabbie;
  • Tenere lontano dalle gabbie i volatili selvatici;
  • Mettere sempre in quarantena i soggetti nuovi per evitare rischi;
  • Controllo del volatile prima dell'acquisto.

Con questi piccoli accorgimenti non si azzera il rischio di epidemia, ma lo si riduce sensibilmente.

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